Il marchio collettivo rappresenta una forma di tutela, a carattere privatistico, della denominazione di prodotti sottoposta a pubblico riconoscimento. Il marchio collettivo viene concesso a enti o associazioni che abbiano il fine di garantire l’origine, la natura o la qualità di determinati prodotti o merci, avendo la facoltà di concedere l’uso degli stessi agli imprenditori che appartengono a questi organismi.

La struttura dell’ente titolare, di solito un consorzio di produttori, consiste nella creazione di una organizzazione unitaria di natura privatistica, alla quale sia rimesso di coordinare l’azione dei singoli partecipanti. In tale ambito si risolvono i controlli di qualità e all’interno si decidono le sanzioni da applicare agli utenti che violino le norme statutarie sull’uso del marchio. Il promotore, solitamente un consorzio di produttori, registra il marchio e ne ottiene la titolarità. Il marchio collettivo consente di perseguire i seguenti obiettivi:

  • supportare il conferimento da parte dei produttori ai trasformatori e distributori;
  • valorizzare l’immagine del prodotto e del marchio nelle aree di produzione e consumo;
  • garantire un maggior valore aggiunto ai produttori conferenti.

In sostanza, questa tutela consente di dimostrare sia agli acquirenti (centrali di lavorazione, industrie, grande distribuzione, ecc.) sia ai consumatori finali, che i prodotti alimentari oggetto di tutela, provengono da un’area specifica, possiedono determinate caratteristiche di qualità (come garantito dal marchio), ed esiste un sistema di controllo strutturato ed organizzato, per il quale può in prospettiva richiedersi la certificazione secondo le norme ISO 9000.

Il Marchio collettivo è proposto con l’obiettivo di contraddistinguere le produzioni di qualità, secondo un “Disciplinare”, a garanzia del consumatore. Il Marchio è di proprietà dei produttori e garantisce la qualità della materia prima. Nell’ambito di un Accordo interprofessionale con le centrali di lavorazione, i produttori potranno concedere, a esempio, al trasformatore la possibilità di apporre il Marchio sugli imballaggi, sulle confezioni, eccetera, in cambio del riconoscimento economico della maggiore qualità della materia prima.

Il Marchio collettivo potrà essere utilizzato per contraddistinguere le produzioni, secondo le norme di qualità adottate dall’organismo di gestione, e potrà essere apposto sulle confezioni a garanzia del consumatore. Il Marchio, così inteso, resta di proprietà del consorzio titolare e quindi dei produttori, e garantisce la qualità della materia prima. Potrà quindi essere aggiuntivo ad altri eventuali marchi di qualità apposti invece dal trasformatore (che garantiscono il prodotto lavorato). Per il suo riconoscimento si debbono seguire specifiche procedure tra cui:

1. Costituzione dell’ente titolare.

2. Realizzazione dello statuto.

3. Realizzazione regolamento d’uso.

4. Realizzazione disciplinare.

5. Progettazione del logotipo e conseguente registrazione.

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